IL SEQUEL CINEMATOGRAFICO di Marco Cervelli
"Mission impossible" e il suo sequel presentano alcune analogie e molte differenze fra loro, in particolare quest’ultime riscontrabili nella sceneggiatura e nella regia.
Il protagonista rimane sempre l’agente Ethan Hunt, interpretato in tutti e due i film da Tom Cruise, che è una spia internazionale che svolge missioni giudicate impossibili.
Nel primo film, di Brian De Palma, la scrittura filmica si presenta più come un spy/thriller dove con l’evolversi della trama il protagonista si troverà di fronte a doppiogiochisti e a falsi amici che lo stesso agente. Hunt dovrà smascherare, per salvarsi la reputazione e la vita.
Suspence e intrighi vengono pennellati dalla macchina da presa del regista, caratteristiche già presenti nel cinema di De Palma (vedi "Gli intoccabili").
Una regia più introspettiva scava nella psicologia dei personaggi principali, in particolare dell’agente Hunt e del suo antagonista interpretato da Jhon Voight.
Ambientato in Europa e in America il film si avvale anche di colpi di scena e di inquadrature spettacolari (come la sequenza sul treno durante l’epilogo del film) che rendono il ritmo vivace usufruendo di estrosi effetti speciali.
Brian De Palma conferma il suo stile di regia introducendo nel giallo da lui diretto elementi di puro Action movie, senza che questi oscurino la trama.
"Mission impossible 2" viene caratterizzato per tutti i suoi 118 minuti dalla forte impronta autoriale del nuovo regista John Woo.
Forgiatosi alla scuola di cinema di Honk Hong e con alle spalle alcune esperienze hoollywoodiane, Woo trasforma questo sequel in un autentico Action movie con rallentamenti e accelerazioni di pellicola che tendono a rendere quasi ogni scena del film un misto di effetti speciali e di autentica maestria di regia.
Il film cambia genere rispetto al suo predecessore pur usufruendo dell’idea di base (ovvero l’agente segreto Hunt esperto di missioni impossibili) centrando la sceneggiatura su combattimenti, inseguimenti e quant’altro che catturano lo spettatore su ogni singola scena ma perdono quell’intreccio narrativo caratteristico dell’opera di De Palma.
Nel primo film della serie Tom Cruise è chiamato a interpretare un personaggio che inizialmente è ben inserito in una squadra di controspionaggio americano (capitanata da Jhon Voigt ), intenta a recuperare una preziosa lista dove sono raccolti i nomi di agenti speciali sparsi sul pianeta. La missione fallisce i compagni dell’agente Hunt sembrano, apparentemente, tutti morti (tranne il protagonista) e la Cia accusa l’unico superstite di doppio gioco, additandolo come l’assassino dei suoi compagni.
Da qui in poi Brian De Palma si sofferma sul personaggio Hunt che trovandosi in una situazione anomala anche per lui, trasforma lentamente il suo comportamento e mentalità per scagionarsi dalle false accuse e per recuperare la lista, oggetto della missione finita in tragedia.
Cruise e in seguito Voight danno una forte impronta carismatica al film, e il duello a distanza intrapreso tra loro viene ben diretto da De Palma che inserisce all’interno di essa colpi di scena e flashback che ritornano sul luogo del delitto.
I pensieri, le intuizioni di Hunt lo aiuteranno a scoprire la dolosa verità, attraverso investigazioni opportunamente evidenziate dal regista.
Scene di azione come il furto alla sede centrale della Cia sono precedute da una voce fuori campo (quella dell’agente Hunt) che descrive le immagini che si seguono sul video.
Un espediente che da fluidità al film e aiuta ad entrare lo spettatore all’interno dell’intreccio narrativo, che se non seguito difficilmente può essere apprezzato.
La suspance è un’arma ben impiegata in tutta la storia e come premesso in apertura le scene spettacolari (che pure sono tante) sono sempre subordinate ad una trama tipica dello Spy Movie.
Il sequel del primo successo firmato De Palma si apre con il protagonista (interpretato come già detto da Tom Cruise) intento a scalare una parete rocciosa, e fin da subito questa prime immagini suggeriscono allo spettatore che sta per vedere un film estremamente suggestivo e spettacolare.
Il nuovo regista enfatizza fin da subito le potenzialità del suo ipotesto (prendendo in prestito un termine caro a Genette) sviluppando in particolar modo l’azione e gli effetti speciali.
La trama è qui più semplice, e prende forma essenzialmente intorno al recupero di un potente e mortale virus (chiamato Kimera) che è stato rubato da un ex collega di Hunt.
Con l’aiuto di una sensuale ladra (l’attrice Thendie Newton) la missione risulterà, come prevedibile, un successo ma la forza del film non sta nella storia raccontata ma nell’efficacia di come viene messa in scena.
La forte impronta sensuale della ladra che fa innamorare l’intrepido agente intento a portare a termina la missione, è qui un espediente che il regista con maestria usa per attirare l’attenzione su un altro aspetto estremamente di impatto sul pubblico, che si sposa benissimo con le peripezie acrobatiche delle scene più spericolate.
La scena iniziale di Mission Impossible 2, precedentemente citata viene seguita da sequenze sempre più spettacolari, come l’inseguimento in macchina tra l’agente Hunt e la stupenda Nyah Hall, con testa coda ed accelerazioni al limite del pensabile dove Jhon Woo si conferma maestro nel suscitare nel pubblico meraviglia e stupore attraverso le spettacolarizzazioni delle immagini, a differenza di De Palma che punta spesso sulla suspance che mira a tenere sulle spine lo spettatore. Incontriamo in questa nuova opera il ritorno del mago dei computer che già nel primo testo filmico aveva aiutato il protagonista a raggiungere il suo scopo, ma anche lui perde parte della sua personalità a vantaggio della super tecnologia, che diventa ancora più importante di chi la usa.
Le corse a piedi, in macchina, in moto, e i combattimenti sono ripresi e costruiti in puro stile Action movie, tanto da poter tranquillamente affermare che: (interpretando una citazione di F. La Polla) questo sequel lascia spazio a un personaggio meno centrale nell’opera originale, tanto da divenire il vero protagonista del film. Nel nostro caso l’azione che già era presente e rilevante nel primo mission impossible diventa la vera protagonista che ha calamitato milioni di spettatori nei cinema di tutto il mondo.
Spesso i sequel o i remake interpretano le caratteristiche dei loro predecessori evidenziandone alcuni aspetti e tralasciandone altri.
L’aspetto più interessante della relazione che lega questi due film qui descritti è che tutti e due hanno all’interno di essi le stesse caratteristiche, ma esse vengono sviluppate in modo diverso dai due registi.